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CinEuropa News - In the Trap

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TRIESTE SCIENCE FICTION 2019
Recensione: di Camillo De Marco

04/11/2019 - Il primo lungometraggio in lingua inglese con cast internazionale di Alessio Liguori è un horror psicologico terrificante tra fede religiosa e disturbo mentale.


"Mamma, c'è qualcuno sotto le lenzuola". "E' solo la tua immaginazione". E' capitato ad ognuno di noi di avere qualcosa che si muove sotto il letto da bambini e l'abbiamo visto in decine di film. E ancora ci si rizzano i capelli in testa. E' la nostra immaginazione. E’ quello che ci spinge ad essere davvero terrorizzati nei primi minuti di In the Trap, in selezione ufficiale al Trieste Science+Fiction Festival, con quel suo sconvolgente attacco alla Babadook, e una mortale tragedia che si consuma subito. Un antefatto che segrega lo spettatore per tutto il film tra le quattro mura di un opprimente appartamento, assieme al protagonista Philip.

Alessio Liguori, talentuoso regista che viene dal mondo delle video clip e pubblicità e ha fondato con Daniele Cosci, Alessandro Risuleo e Simone Bracci la Mad Rocket Entertainment, che produce anche il suo prossimo film, Shortcut.

Il protagonista del film Philip è interpretato dall'attore britannico Jamie Paul (Black Mirror). Cresciuto senza padre sotto la rigida educazione religiosa della madre Rose (l'attrice spagnola Paola Bontempi), Philip è convinto di essere vittima di un'entità malefica che dopo la morte della sorellina lo costringe a vivere chiuso in casa (ci troviamo in un piccolo borgo non identificato sulla costa britannica con gli interni ricostruiti in studio a Roma), con il solo conforto dell'assistenza spirituale di padre Andrew (il veterano attore britannico di origini sudafricane David Bailie).
Vediamo Philip bambino terrorizzato e poi giovane adulto, di mestiere correttore di bozze, circondato da icone cattoliche, continuamente vittima di fenomeni inquietanti (porte che si chiudono, sangue sui muri, statuette della Vergine Maria che vengono spostate) resi ancora più terrificanti dall'ottimo lavoro di sound design di Fabrizio Alviti e dalle musiche di Massimiliano Mechelli basate essenzialmente sugli archi. E' proprio il violino lo strumento suonato dalla dolce Catherine (la danzatrice, musicista e attrice Sonya Cullingford), di cui Philip si innamora e che va a vivere con lui.
Preda di un'apparente possessione demoniaca, la ragazza viene esorcizzata da padre Andrew ma qualcosa va storto. Rimasto nuovamente solo in quella casa, Philip è colpito dal fascino della nuova vicina, Sonia (Miriam Galanti) che ci appare come una vera e propria "tentazione del demonio" della rappresentazione cristologica classica.

In the Trap viaggia con equilibrio e raffinatezza sul confine tra fede religiosa e disturbo mentale, regalando la giusta dose di paura con un approccio filologico alla materia della possessione demoniaca (il riferimento più diretto è a The Exorcism of Emily Rose di Scott Derrickson). Allo stesso tempo scava nel terreno della psicologia maschile con tutte le implicazioni che derivano dall'incontro-scontro tra religiosità, famiglia e sessualità, mettendo in luce l'impossibilità da parte del protagonista di gestire il rapporto con le tre figure femminili madre, moglie, amante.

Con In the Trap Liguori dimostra che i giovani registi e produttori indipendenti italiani possono trovare la loro fetta di mercato internazionale nel cinema di genere, ritrovando lo smalto dei maestri del terrore degli anni 70 e 80.


Intervista ad Alessio Liguori • Regista di In the Trap

“Ricreare un sistema che riporti all’estero il glorioso cinema di genere italiano”
di Camillo De Marco

06/11/2019 - Al Trieste Science+Fiction Festival abbiamo incontrato Alessio Liguori, autore e produttore di In the Trap, che è già stato venduto in 23 Paesi
Al Trieste Science Fiction Festival abbiamo incontrato Alessio Liguori, autore e produttore di In the Trap, un horror psicologico ambientato in Inghilterra che è già stato venduto in 23 Paesi.

Cineuropa: Con In the Trap avete fatto una scelta precisa, usare la lingua inglese per internazionalizzare il film.

Alessio Liguori: Ci sono diverse scuole di pensiero. Secondo me l’inglese è una conditio sine qua non per la distribuzione internazionale di un film di genere. E’ importante anche che gli attori siano madrelingua perché purtroppo non funziona molto con attori italiani. Ho tentato di farlo, è stato un buon esperimento, ma in ambito internazionale funziona di più l’inglese madrelingua. Questo non significa dimenticare le radici del proprio Paese. Puoi fare un film impregnato della tua cultura, non solo italiana ma europea, e forse bisognerebbe cominciare a ragionare in chiave europea. Io sento In the Trap come un film europeo, né italiano né semplicemente internazionale. Ci sono dei codici linguistici internazionali in termini estetici e interpretativi. Per il tipo di storia che volevamo raccontare, avevamo bisogno di una precisa estetica sia per la scenografia che per il cast, che rientrasse in quei codici linguistici universalmente riconosciuti. Il casting è stato fatto a Londra, e c’è una quota italiana con l’attrice Miriam Galanti - il suo ottimo inglese è giustificato dal fatto che interpreta un personaggio italiano all’estero -, le colonne sonore sono state registrare con un’orchestra a Budapest. Gli interni sono stati girati in Italia, gli esterni in Inghilterra, nel Devon.
La casa è un personaggio a se stante del film.
Si dice che sia realmente infestata dai fantasmi e c’è stato un momento durante la produzione del film nel quale si pensava fosse impossibile ricostruire questo appartamento perché i costi erano esorbitanti. La scenografa ha fatto con il location manager un grande lavoro di ricerca di abitazioni infestate in Europa. Ne ha trovate alcune in Germania e poi questa casa nell’Inghilterra del Sud-Ovest, di cui ci siamo innamorati. Il proprietario ci ha autorizzato ad effettuare le riprese finché non siamo riusciti a ricostruire l’appartamento, che si sposava perfettamente con l’estetica della villa del Devon.

In the Trap si muove tra demonologia e indagine psicologica. Che tipo di ricerche avete fatto?

L’idea era quella di creare questo confine labile, mettere in scena qualcosa che avesse una doppia lettura. Chi crede, può vedere una manifestazione del Demonio, altri vedranno dei fenomeni psichiatrici. Come avviene nella realtà. I veri esorcismi sono privi di vere e proprie manifestazioni e quindi hanno confini sottili tra ciò che è vero e ciò che non lo è. L’esorcismo non è al centro del film, In the Trap è un dramma, è la storia di Philip, della trasformazione di questo ragazzo che cresce con l’educazione rigida della madre e deve trovare la spinta per diventare uomo, sconfiggendo i demoni del passato. Questo avviene attraverso la figura femminile e con la forza dell’amore. O della fede, che per molti si traduce in amore. I demoni che cercano di entrare in casa sono la metafora dell’esorcismo che Philip fa a se stesso. Per la messa in scena dell’esorcismo, ho guardato all’Esorcismo di Emily Rose e ho visionato tantissimi video di presunti esorcismi che si trovano sul web, oltre ad aver parlato con dei preti esorcisti e fatto ricerche assieme allo sceneggiatore Daniele Cosci.

Hai creato una casa di produzione con cui stai realizzando anche il tuo prossimo film?

Si, la casa di produzione Mad Rocket è stata creata con Daniele Coscia, Alessandro Risuleo e Simone Bracci. Mad Rocket ha coprodotto In the Trap con la capofila Dreamworldmovies di Luigi De Filippis. Abbiamo già chiuso anche il secondo film, che è intitolato Shortcut, uscirà l’anno prossimo con Minerva.

Di che si tratta?

E’ un incrocio tra Super 8, The Goonies e It. Un film che richiama tantissimo gli anni 80, anche se in ambientazione contemporanea e vede protagonisti cinque ragazzi inglesi che studiano in Italia, di ritorno a casa con uno scuolabus. Andranno invece incontro ad una serie di sfortunati eventi… Abbiamo usato un meraviglioso pulmino Fiat degli anni 60 rosso fiammante. Il film è stato girato interamente nel Lazio, con un cast misto inglese e italiano.

In the Trap è stato venduto in 23 paesi, tra cui Stati Uniti, Russia e America del Sud. E’ la dimostrazione che gli autori di film di genere italiani possono avere un posto nel mercato internazionale.(?)

Per l’internazionalizzazione del film c’è stato un grande lavoro di True Colours, che lo presenta in questi giorni all’American Film Market. In Italia esce il 23 gennaio 2020 con Zenit. Certo, il cinema italiano ha una storia gloriosa, universalmente riconosciuta. Tutti conoscono il nostro passato, un po’ meno il nostro presente, e meno ancora il nostro futuro. Per cui penso che tutti - produttori, distributori, registi, sceneggiatori - non debbano guardare solo al proprio progetto ma contribuire a ricreare un sistema che ci riporti all’estero, in un’industria che è diventata globale.

IN THE TRAP di Alessio Liguori - Sinossi
Il film ruota intorno alla storia di Philip, uno schivo correttore di bozze, costretto da una forza demoniaca a rifugiarsi all'interno del suo appartamento da oltre due anni.

titolo internazionale: In the Trap
titolo originale: In the Trap
paese: Italia
rivenditore estero: True Colours
anno: 2019
genere: fiction
regia: Alessio Liguori
durata: 90'
data di uscita: IT 23/01/2020
sceneggiatura: Daniele Cosci, Alessio Liguori
cast: David Bailie, Jamie Paul, Robert Nairne, Paola Bontempi, Sonya Cullingford, Delena Kidd, Jude Forsey, Miriam Galanti, Amelia Clay, Leila Gauntlett
fotografia: Luca Santagostino
montaggio: Jacopo Reale
scenografia: Miriam Judith Reichel
costumi: Jessica Materno
musica: Massimiliano Mechelli
produttore: Luigi De Filippis, Ginevra Maria de Filippis, Enrica Astengo, Domenico Morra, Alessandro Risuleo, Simone Bracci
produzione: Dreamworldmovies, Mad Rocket Entertainment
supporto: Fondazione Latina Film Commission (IT)
distributori: Zenit Distribution


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